Anissa Helou. Intervista alla chef libanese che ha scelto Trapani

Questione di chimica e di tempo

La casa della chef internazionale Anissa Helou si affaccia sul mare di Trapani. Dalla terrazza si dominano l’orizzonte e il water front della città: «mi ricorda un po’ Beirut dove sono nata e cresciuta». Ci riceve nella dimora, dove vive soprattutto nei mesi invernali, dividendosi fra Londra, dove gestisce la sua accademia di cucina "Anissa's School", e Trapani.

Un ampio salone ospita un’imponente e raffinata scrivania che ha fatto arrivare da Londra; librerie a vista raccolgono testi di cucina, di storia dell’arte, di architettura, di pittura, di antiquariato. Il bianco domina gli interni. Nello stesso ambiente una grande cucina ad isola. Tutto ne riflette il carattere luminoso, la ricchezza interiore, il gusto per l’arredamento che ha curato personalmente, il tratto elegante e minimalista.

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Beirut, Londra, Parigi

Padre siriano, madre libanese, ha lasciato Beirut a 21 anni per studiare interior design a Londra. Rappresentante per il Medio Oriente della casa d’aste Sotheby's ha vissuto tra Londra e Parigi dove ha gestito un negozio di antiquariato. Tra il 1978 e il 1986, Anissa Helou ha vissuto in Kuwait, consigliera dei membri della famiglia reale.

La guerra libanese degli anni ‘80, che oltre a distruggere il paese ha piegato la cultura materiale di quel popolo, l’ha spinta a scrivere il suo primo lavoro “La cucina Libanese”, un pietra miliare della cultura mediterranea,lanciandola nel mondo della editoria e della cucina internazionale.Parla tre lingue: arabo, inglese, francese e ora anche l’italiano

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Riconoscimenti e ... Masterchef

La rivista di economia Arabian Business, la più diffusa e letta nel Medio Oriente, nel 2013 l’ha indicata come una delle 500 arabe più influenti nel mondo e una delle 100 donne arabe più potenti.

Il suo ultimo lavoro Feast: Food of the Islamic World, pubblicato nel 2018 è considerato un capolavoro nel raccontare la cucina islamica. È divenuta nota al grande pubblico non specializzato grazie alla sesta puntata di Masterchef 11 dove è stata ospite.

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La scelta di Trapani

A Trapani arriva quasi per caso: «dopo esser venuta tante volte in Sicilia, più di venti anni fa, ho comprato un terreno ad Erice. Volevo costruirci casa, e pensando di seguirne il progetto ho affittato un appartamento a Trapani. Poi la mia amica architetta Zaha Hadid, che doveva progettarla, è morta. La burocrazia mi ha scoraggiata, e così ho comprato questo appartamento con una terrazza sul mare». Trapani come base per i frequenti viaggi, in giro per il mondo: «ho pensato che fosse abbastanza divertente avere una vita siciliana».

Della cucina trapanese ama come gli ingredienti siano legati alle stagioni: «Questo lo trovo fantastico perché vuol dire che i prodotti sono genuini. Mi sono pure abituata a seguire il cibo di stagione, qui il cibo è molto vicino alla terra. E mi porta ricordi della campagna siriana dove è nato mio padre. In Sicilia le persone sono molto attente a quello che mangiano e lo fanno in famiglia, tornando a casa per mangiare a pranzo. A Londra nessuno torna a casa per pranzare».

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Anissa scrive e parla del cibo facendolo divenire oggetto e soggetto di mediazione culturale: «Ho sempre ritenuto che parlare di cucina apra le porte, è un modo di iniziare una conversazione, un modo di fare amicizia, fare conoscenza delle culture. Il cibo qui è fantastico, mi piace tanto il pesto trapanese, le arancine, l’uso che fate dell’agrodolce. Il cibo è cultura, nella cucina si può vedere se il popolo è attento o no alla stagione, al dettaglio del cibo. Osservando come e cosa mangia la gente se ne comprende anche la personalità, la predisposizione verso il piatto, come si sistema in cucina, il rispetto per gli ingredienti».

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Inevitabile chiederle delle influenze della cucina araba nelle nostre pietanze siciliane e trapanesi: «Le influenze sono evidenti, gli arabi hanno occupato la Sicilia nel nono secolo e hanno introdotto sull’isola lo zucchero. Nasce da qui la meravigliosa tradizione di dolci siciliani, soprattutto quelli fatti con le mandorle. Si vede l’influenza araba nella combinazione di dolce e salato in alcuni piatti. A parte questi elementi, le influenze arabe non sono molto evidenti e non c’è un singolo piatto per il quale si possa tracciare una discendenza diretta da una ricetta araba: con una sola eccezione, il cuscus trapanese».

Tra i progetti futuri Helou ci anticipa: «farò una scuola di cucina ad Erice».

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