Le perle di Mazara del Vallo: la cattedrale e il satiro danzante
- Paola Corso
- 24 settembre 2024
Incastonata, come un diamante, nel centro storico di Mazara, la Cattedrale del Santissimo Salvatore domina la stupenda piazza della Repubblica. Eretta sulle rovine di una basilica distrutta nell’826 fu costruita in epoca Normanna, per volere di Ruggero I, dopo un voto espresso durante la battaglia contro i Saraceni.
Come in molte facciate dello stesso periodo in Sicilia, questa Chiesa custodisce allo stesso tempo elementi stilistici islamici e latino-nordici della prima architettura normanna, mentre lo spiccato aspetto barocco risale alla seconda metà del Seicento. Infatti, divenuta fatiscente, fu restaurata e della struttura originale rimangono solo le mura del transetto e l’abside.
Sulla facciata principale, oltre il campanile e le statue nelle nicchie, il portale d’ingresso è chiuso ai lati da splendide colonne in marmo ed ha al di sopra l’imponente stemma dei Borbone.
In alto, un gruppo scultoreo avvolge lo splendido rosone. La pianta della cattedrale è a croce latina; il transetto come la lunga navata principale, hanno cupole interamente affrescate. Vi spiccano all’interno la preziosa maiolica colorata, gli eleganti decori in stucco, ma anche le imponenti colonne, che separano le navate.
Sulle pareti dipinti del ‘500 e ‘600 e il gruppo marmoreo della “Trasfigurazione”, posto nell’abside e realizzato da Antonello Gagini. Infine il ricco rivestimento in argento dell’altare maggiore, ad opera di maestri trapanesi.
Tra le opere d’arte non sfugge allo sguardo del visitatore l’imponente crocifisso ligneo, in stile bizantino. Opera di un anonimo maestro siciliano del XIII secolo, sovrasta sospesa e domina dall’alto, come se governi l’equilibrio in cui convivono tutte le diverse opere all’interno della chiesa.
Poco distante, a Piazza Plebiscito, è imperdibile il Satiro Danzante, che, dal 2005, è custodito nella chiesa sconsacrata di S. Egidio. Rarissimo esempio di statua bronzea greca (alta 2 mt), fu rinvenuta in mare nel 1997, ed è attribuibile alla scuola di Prassitele, di epoca classica o ellenistica. Il Satiro rappresenta una figura mitica maschile del corteo orgiastico di Dioniso (dio greco del vino) e personifica la fertilità e la forza della natura.
S’ipotizza che la statua facesse parte di un carico di una nave naufragata e, nonostante il corpo sia privo di una gamba e delle braccia, quest’opera è incantevole per la bellezza dei dettagli e delle forme, uniti alla plasticità del corpo e l’eleganza del movimento.
Il Satiro, che impugna i simboli del culto, è colto nel momento dell’estasi della danza orgiastica e ruota sulla gamba destra, mentre sta per compiere un salto. Con lo sguardo rivolto verso l’alto, ha la chioma fluente al vento e la testa abbandonata all’indietro. Le labbra socchiuse e la torsione del busto, fanno pensare al delirio della danza che, unita all’eccitazione del bere, causavano al danzatore una trance.
La genialità e unicità di questo capolavoro, risiede nel movimento vorticoso che lo avvolge. Il Satiro è emblema della bellezza mediterranea ma anche esempio straordinario del nostro patrimonio sommerso recuperato.
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