Baia Santa Margherita. La spiaggia da riscoprire

La Baia Santa Margherita, un tratto di costa di due chilometri e mezzo incastrato tra il monte Cofano e le falesie di Makari. La punta occidentale della nostra isola si allunga curva sul Mediterraneo con la sua forma di falce quasi ad attribuire all’intera Provincia di Trapani, un destino di economia prettamente agricola in cui si alternano campi di grano ad uliveti e vigneti.

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Il susseguirsi di questi riquadri coltivati, che nel comune di Custonaci viene interrotto dalle pareti perlate delle cave di marmo, è inserito in una cornice di coste, percorrendo le quali, si attraversano scenari di ogni genere. Dal punto estremo su Torre di Ligny, il centro storico di Trapani chiude le sue antiche mura su una spiaggia dorata che si trasforma, procedendo verso nord, in sassi, scogli, ed ancora sabbia e strapiombi, una ricca vegetazione di palme e mirti, faraglioni, ed ancora sassi e scogli e sabbia. È lungo questo tratto che ci si imbatte nella Baia Santa Margherita.

La sabbia di Makari

Ad una teoria di piccole calette di ciottoli e scogli, segue la baia sabbiosa il cui nome oggi ricorda la santa cui è dedicata una cappella votiva. Chiacchierando con gli amici che vivono in quelle zone abbiamo scoperto che, originariamente, questo tratto di costa veniva indicato con l’espressione dialettale “a rina di Makari” (la sabbia di Makari) che ne sottolineava la differenza da quella di San Vito Lo Capo.

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La sabbia di Baia Santa Margherita, infatti, è di origine minerale, frutto dello sgretolamento delle pareti di roccia, degli scavi operati nelle cave circostanti, delle frane che sono raccontate negli annali storici e nella mitologia del comune di San Vito Lo Capo.

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Il predicato di questa nobile spiaggia, ne individua i limiti geografici e specifica la differenza con la sabbia rosa che delimita la costa del paese di San Vito e che è di tutt’altra natura. Se la "rina di Makari" si distingue per il suo colore grigio come la schiuma del mare, la sabbia di San Vito deve le sue tinte rosa-perlacee ad una natura puramente organica, poiché si origina dallo sgretolamento dei banchi di corallo e delle valve delle conchiglie che popolano il mare su cui si apre il paese. Per decenni quest’ultima è stata preferita dai turisti che oggi invece si dividono, quasi faziosamente, tra i due siti.

Makari: natura selvatica

C’è chi preferisce la mondanità delle rive sanvitesi e chi, invece, ama immergersi nella natura brulla e selvatica di Makari: il paese alle spalle, incastrato tra le rocce e, davanti, questo scorcio di mediterraneo, stesi a riposare tra la grana sottile della sabbia luccicante, protetti da due bodyguard d’eccezione: a sinistra Monte Cofano ed a destra la Torre Saracena ritta sulle falesie!

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Tutto questo tratto di litorale è oggi un’area protetta servita, per i bagnanti che amano anche gli aspetti naturalistici di una vacanza al mare, da un trenino che li accompagna fino alla spiaggia dopo aver lasciato l’auto al parcheggio.

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Vi si possono noleggiare anche lettini ed ombrelloni e c’è sempre un piccolo bar ambulante ove rifocillarsi dopo una bella nuotata e dissetarsi dopo un’assolata passeggiata.

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