San Vito Lo Capo e il suo Santuario
Epicentro urbanistico e storico- Paola Corso
- 18 maggio 2021
Il paese di San Vito Lo Capo è raccolto attorno alla Chiesa Madre, che s’impone sulla piazza centrale per dimensioni e forma. Il Santuario più che una chiesa ricorda un bastione e conserva ben identificabili le impronte cristiane, arabe con la trasformazione in fortezza saracena, poi normanna. Una testimonianza che è un viaggio nella storia locale.
La prima costruzione fu una piccola cappella trecentesca dedicata a San Vito martire che, secondo tradizione, era un giovane patrizio romano vissuto durante la persecuzione di Diocleziano (285-305). Nel 304 Vito fu costretto a lasciare la città natale, Mazara del Vallo, insieme alla nutrice Crescenzia e al precettore Modesto, sua guida cristiana. Approdato a Capo Egitarso, l’antica San Vito, cercò di convertire gli abitanti del villaggio. Nonostante avesse guarito gli infermi non fu ritenuto santo e, anzi, fu attribuita ad una maledizione divina la frana che, secondo leggenda, seppellì il paese quando Vito con i suoi compagni si allontanò verso mare. Crescenzia, che si voltò a guardare l’accaduto, fu pietrificata nel punto in cui oggi sorge la cappella a lei dedicata e che, secondo la tradizione, avvera i desideri di chi getta un sasso al suo interno.
La cappella di San Vito
La fama di santità di Vito crebbe, comunque, con i suoi miracoli e proprio nel paese che prese il suo nome fu costruita la prima cappella a lui dedicata.
Un tempio sacro e rispettato non solo dai numerosi pellegrini, ma anche dai pirati saraceni benché avversi alla fede cristiana. Alla fine del 1400, l’originaria e piccola costruzione dedicata al Santo venne inglobata nell’attuale fortezza, in modo d’accogliere i numerosi pellegrini, e al suo interno vennero realizzati eleganti alloggi per i nobili, modeste stanze per la povera gente, oltre alle stalle e un pozzo.
Il paese è stato influenzato dalla presenza di questa costruzione civile, militare e religiosa che vede elementi architettonici molto diversi affiancati l’uno accanto all’altro. Feritoie, balconi e nicchie coesistono, in una rara armonia, con il rosone posto sulla facciata e con la seicentesca torre di avvistamento.
Nella sala successiva, dedicata ai parati, s’impone la seicentesca veste liturgica (casula) di velluto verde. Percorrendo il magnifico scalone nobile si ammirano varie pitture, alcune di arte contemporanea e si giunge alla sala dedicata alla devozione dei fedeli, con gli ex voto donati al Santo.
Proseguendo le scale fino ai terrazzi si ammira il superbo panorama che, soprattutto al tramonto, incanta e stupisce per l’intensità dei suoi colori.
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