San Vito lo Capo: la patria dell'ozio
Il vizio elevato a virtù- Fabio Pace
- 26 luglio 2022
«Tutti sono capaci di lavorare. Pochi conoscono l’arte dell’ozio». Aforisma di Alessandro Morandotti che ci introduce nel clima vacanziero di San Vito Lo Capo, paese celebre, oltre che per la sua meravigliosa spiaggia, anche per le mille attività che vi si svolgono.
Il Cous Cous Fest, il Festival degli Aquiloni, il Free Climbing Festival, gare sportive, rappresentazioni canore, spettacoli, incontri culturali, presentazioni di libri ed autori (Libri e bouganville).
A San Vito non trascorre sera senza che vi sia qualcosa da fare o vedere, oltre a locali che offrono ogni intrattenimento. Eppure San Vito Lo Capo, ha in sé un’anima indolente che è, forse, la più autentica.
La virtù dell'ozio
La cultura della iperattività non appartiene agli abitanti di San Vito e se ci si abbandona ai suoi ritmi più autentici, quelli che gli appartenevano fino agli anni ‘80, agli albori di un turismo forse meno smaliziato, si scopre una dimensione dell’ozio, che è, prima di tutto, la capacità di non fare, di meditare prima di agire, di riflettere.
Per banale che appaia, dopo una giornata di stancante mare, la “passeggiata” serale sul corso principale di San Vito Lo Capo, molto meno di mille metri, riserva ai villeggianti che vogliano carpire questa atmosfera due ruoli, tra loro non dissimili.
Quello dello stanco passeggiatore che in infinite “vasche” da una parte e dall’altra tira tardi la sera, e quello dell’indolente spettatore che al tavolino di uno dei numerosi bar osserva il fluire ed il moto degli altri.
Gli uni e gli altri consapevoli di essere, almeno per i giorni della vacanza, fuori dalla giostra del quotidiano che ci vuole di corsa, intenti alla “produzione”.
A San Vito questa atmosfera, un po’ provinciale se non addirittura paesana, è autentica.
Il caldo freddo
Uno dei metodi migliori per dedicarsi a quest'arte del non far nulla è godersi al tavolo dei bar e delle gelaterie una delle specialità di San Vito: il caldo freddo.
Una terrina di ceramica che accoglie un pezzetto di pan di spagna imbevuto di una bagna liquorosa (o al latte se si vuole) coperto di gelato; sul gelato quale viene posta la panna (rigorosamente dolce e zuccherata) e poi una colata di cioccolata calda e, per chi vuole, granella di nocciole. Il gusto del gelato dovrebbe essere rigorosamente caffè, ma volendo si può scegliere tra nocciola e cioccolato. Non altro, perché altrimenti non è caldofreddo: è gelato con panna.
I puristi diranno che il caldo freddo si fa ovunque e non è una creazione tipica di San Vito Lo Capo. Probabilmente è vero ma, sempre per citare Morandotti «imitare è più faticoso che creare» e va riconosciuto ai gelatai e pasticcieri di San Vito che hanno elevato ad arte la produzione del caldo freddo fino ad imporlo come prodotto tipico locale. Sempre dei gelatai di San Vito è l'’invenzione del “caldo freddo da passeggio”. Molto più di una coppetta, poco meno del caldo freddo da consumare al tavolo del bar.
E ricordate che l’ozio «evita l’inquinamento dell’aria, non produce rumore, non sporca l'acqua, non consuma risorse, insomma, è a “impatto zero”». Oziate, salverete il mondo.
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