La Mattanza di Favignana
Quando il mare si tingeva di rosso- Stefania Martinez
- 25 luglio 2022
La mattanza è l’antico sistema di pesca del tonno rosso praticato nelle tonnare di tutto il Mediterraneo.
La mattanza ha origini antichissime, ne parlano già gli storici dell’età classica. È una tecnica di pesca da posta, lungo le rotte di migrazione dei tonni in “viaggio d’amore” che entrano nello stretto di Gibilterra per deporre le uova lungo le coste del Mediterraneo.
Le imbarcazioni di colore nero per attirare meglio i tonni, rappresentano l’elemento fondamentale per questo tipo di pesca: vasceddu, muciara, bastarde e rimorchi.
Il rais è la figura più importante, il capo assoluto, il cui ruolo si tramanda per generazioni. Le tonnare sono composte da 5 camere divise da reti chiamate porte: camera grande, camera levante, bastarda, ponente e camera della morte. L’ultima mattanza a Favignana s’è tenuta nel 2007.
"Una Salve Regina a Maronna ri Trapani"
Il rais calza il berretto, saluta i tonnaroti e si parte. Ogni barca sa quale è il suo posto e ciascuno sa quale è il proprio ruolo. I movimenti lenti e precisi di chi da secoli li compie perché tramandati, di generazione in generazione, come in un vero e proprio rito.
Le Egadi a fine Maggio sono il luogo ideale per la procreazione e i tonni portati dalle correnti locali, fino a quando questa tecnica di pesca si praticava, fino a pochi anni fa, si dirigevano verso la tonnara. I pesci vedono le reti come una parete invalicabile ma spinti dall’esigenza di procreare nuotano in branco e di camera in camera finiscono in trappola.
Era il rais che dava l’ordine di aprire e chiudere le porte lasciando sempre un varco d’ingresso ad altri branchi. E c’era un uomo, sempre in piedi su una delle barche, che con una sagola in mano avvertiva i fremiti dei tonni quando entravano e lo comunicava al rais. Il mare doveva essere calmo perché le barche di tonnara, disposte in quadrato, non sopportavano l’ondeggiamento: le medie ai lati maggiori mentre una più grande chiudeva il lato di ponente, mentre gli uomini fissavano i bordi delle reti con carrucole.
Al grido del rais “Assumma”, decine di tonnaroti in piedi sul bordo delle imbarcazioni, cominciavano a issare la porta della camera con rapidità e il rais sulla sua “sciabbica” si portava al centro del quadrato. Le reti si issavano con sincronia mentre le grida e le urla di incitamento si facevano sempre più incessanti, momenti drammatici il cui il rais sembrava un “sacerdote” che ad un certo punto intonava “Aja Mola”,antichissimo canto il cui ritmo accompagnava il movimento dei pescatori mentre issavano le reti.
Tra un canto e l’altro si sentiva gridare “Assumma Assumma” e i pesci apparivano numerosi e impazziti cercando di liberarsi ma ormai senza più scampo. I tonni si dibattevano dando vigorosi colpi di coda ma la ciurma dei tonnaroti impietosamente li arpionava all’altezza della testa e poi più in basso con gli uncini fino a quando il pesce non veniva issato fino al bordo delle barche. A questo punto i tonnaroti afferravano le pinne dorsali e con uno strattone traevano la preda nella “muciara”.
L’ultimo ordine, quello del rais, giungeva dopo che i pesci erano stanchi e senza ossigeno; a quel punto il sangue cominciava a scorrere in mare
I tonnaroti, il mare, le reti, il rais, le grida strozzate dalla stanchezza: uno spettacolo di vita e morte fino all’ultimo tonno.
Quando, il mare si tingeva di rosso era mattanza.
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