Levanzo: come un dipinto
Trekking tra i colori dell'isola- Memmo Gambina
- 11 maggio 2021
Levanzo, ha un fascino irresistibile, autentico, sempre sola con se stessa, in letargo d’inverno, ma pronta a trasformarsi in un dipinto nei mesi in cui mostra il suo abito di colori. Levanzo, Phorbantya per i greci, forse per l’abbondante presenza di vegetazione sull’isola, ma anche “Al Yabisah”, terra arida, “priva d’acqua”, per gli arabi.
A passeggio per Levanzo
Il nostro viaggio inizia dal porto. Da qui lo sguardo va alle casette bianche; in armonia con l’ambiente circostante, alcuni vasi di fiori sul muretto della strada di paese, regalano contrasti di colore meravigliosi, che fanno l’amore con il paesaggio. Le barche sembrano sospese, tanto l’acqua è limpida e cristallina. Seguendo una lunga staccionata rustica, i nostri passi ci portano a Cala Minnola: per arrivarci è obbligatorio passare un sentiero immerso nei verdi e gialli cespugli di euphorbia (solo in primavera) e sotto una fittissima pineta sempre verde, che offre riparo dal caldo sole dei mesi estivi.
Dentro il boschetto è facile seguire i cartelli segnaletici, che indicano un percorso verso il rudere dell’antica torre di avvistamento saracena. Consigliamo vivamente di seguire le indicazioni e inerpicarvi su quel sentiero perché, una volta giunti, aprirete lo sguardo su un panorama che comprende anche le architetture di Villa Florio. Da quel punto in poi strade di campagna e vecchie mulattiere, vi condurranno nella parte più aspra di Levanzo, quella nascosta che solo pochi avventurosi esplorano. Capo Grosso, la punta estrema rivolta a nord-ovest, là dove si erge il faro, che ormai da tempo ha spento i suoi riflettori.
Cala Tramontana, presa letteralmente d’assalto dai nuovi pirati dell’isola, i gabbiani reali. Tornando indietro c’è il vecchissimo sentiero di accesso alla “Grotta del Genovese”: al suo interno è possibile ammirare i graffiti del paleolitico superiore.
Risalendo sullo stesso sentiero, incontriamo un bivio che ci permette di concludere il giro intero dell’isola, passando tra una ricca e folta vegetazione, alle falde di “Pizzo del Monaco”. Qui, il sentiero è impercettibile, se non fosse per il cartello ormai marcio, che ne segna il percorso; la flora locale, velocemente si sta riprendendo ciò che gli è stato tolto. Dopo un paio di chilometri, s’intravedono dei ruderi, un’antica mannara in pietra e un paio di cisterne, una ormai in disuso e secca, l’altra che ancora conserva al suo interno l’acqua. Non lontano dal pozzo, continuando su una stradina che si vede appena, si giunge il località “Pietre Varate”, attraverso una scaletta a strapiombo sul mare.
Non appena termina il promontorio, ai nostri occhi appare un nuovo maestoso spettacolo della natura, il Faraglione. Qui la forza del mare impera con audacia sulle appuntite nere rocce del gigante, creando una risacca di spuma. Siamo ormai a poche centinaia di metri dal paese, se la vostra passeggiata terminerà nel tardo pomeriggio, seguendo le ombre dei vostri passi verso le prime case del borgo di pescatori, la tela bianca che avevate davanti al mattino improvvisamente inizierà a colorarsi, fino a dipingere Levanzo dei colori del tramonto!
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