Ustica: dai fondali alla luce
La Casa di San Bartolicchio- Francesca Adragna
- 18 maggio 2021
Lungo la rotta tra Roma, la Sicilia e poi l’Africa, si erge la nera Ustica, isola di origine vulcanica, emersa circa un milione di anni fa dopo una forte eruzione sottomarina. Non si tratta, infatti, di un vulcano spento o sopito, ma di una grande montagna di magma le cui coste sono state inasprite dai moti ondosi che hanno scavato lungo tutto il suo perimetro grotte insolite per un’isola vulcanica. Il nome glielo diedero i romani per via del suo colore bruciato: Ustum. Con Pantelleria si contende l’appellativo di “Perla Nera del Mediterraneo”.
Ustica e la sua storia. Come nella maggior parte delle isole del Mediterraneo, oltre ai Romani, sull’isola di Ustica approdarono prima i Fenici e i Greci, poi i Saraceni. L’insediamento umano più stabile fu, forse, quello preistorico (1200 - 1500 a.C.) rintracciabile oggi nei resti di un muraglione che circondava alcune capanne. Gli scavi non sono ancora stati ultimati, ma tutti reperti archeologici, fin qui ritrovati, sono conservati nel museo preistorico che ha sede nella Torre Santa Maria.
Un altro insediamento, risalente al III a.C. e verosimilmente Punico, si trova sulla Rocca della Falconiera. La Torre Santa Maria, insieme alla sua gemella Torre dello Spalmatore, fu costruita nel 1763 dai Borboni a difesa dalle incursioni di pirati e corsari insieme al Fortino di Ravellino. Cessata la necessità di una funzione difensiva le due torri divennero prima, sedi pubbliche e amministrative, e poi abitazioni private. Ustica: riserva marina protetta I fondali, ricchi di fauna e flora marina, hanno fatto assurgere l’isola a riserva marina protetta, uno spettacolare e vario scenario per gli appassionati di snorkeling e diving.
Le Grotte
Tra le grotte più belle ed emozionanti la Grotta delle Barche che conserva al suo interno un vecchissimo piccolo molo e un antico scivolo usati dai primi abitanti dell’isola come alloggio per le imbarcazioni;
la Grotta Sireta (segreta) detta anche rosata perché le sue pareti sono ricoperte da una concrezione di natura organica; la Grotta Verde le cui pareti sono, invece, ricoperte da colonie di Briozoi; la Grotta Stizzana o Grotta Azzurra dalla cui volta pendono luccicanti e madide stalattiti; la Grotta dell’Oro ricca di cristalli e concrezioni solforose che le conferiscono questo aspetto da antro del tesoro.
La Grotta Pastizza, vicinissima al porto, è raggiungibile solo dopo una brevissima immersione: attraverso un cunicolo si entra in una stanza in cui la luce giunge solo dai riflessi sull’acqua. È la più suggestiva di tutte perché, una volta riemersi ed oltrepassato il cunicolo, ci si trova avvolti dal buio più nero; quando gli occhi, bagnati di sale, si abituano a quell’oscura coltre, allora, e solo allora, si percepisce un bagliore provenire da uno scoglio interno alla grotta: è la statuetta, in pietra candida, di San Bartolicchio patrono dell’isola che sembra apparire dal nulla e restituire al curioso visitatore l’orientamento per poter tornare alla luce. Una volta scorto San Bartolicchio, però, vien voglia di restare lì dentro, al sicuro.
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