Sebastiano Tusa. L’uomo del Mediterraneo
- Fabio Pace
- 20 agosto 2019
Nelle vene spirituali di Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana, scorreva l’acqua del Mediterraneo. Tusa è morto il 10 marzo scorso nello schianto del Boeing 737 della Ethiopian Airlines. Si stava recando in Kenia per trasmettere le sue competenze e le sue esperienze di archeologo del mare in un progetto dell’Unesco da sviluppare sulle coste del Mar Rosso.
La storia che emerge dal mare
«Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia». In questa stratificazione, narrata dallo storico francese Fernand Braudel, ha scavato per anni Sebastiano Tusa che, prima di altri, con intuizione brillante, comprese che non solo sulla terra, ma soprattutto in mare bisogna “scavare”, per dare solide prove scientifiche alle affermazioni dello storico francese.
Quel Mare Nostrum che unisce le sponde del Mediterraneo e il Mediterraneo al vicino Oriente fu il campo di lavoro di Sebastiano Tusa che unì alla professione di archeologo la passione per il mare e le immersioni. Ricordarlo è un dovere per “Piacere Sicilia”, una rivista che racconta il territorio e con esso i suoi tesori archeologici.
Molti dei reperti e degli allestimenti che potete vedere nei nostri musei sono frutto del lavoro scientifico e archeologico del professore Tusa. Fu ideatore e promotore della Soprintendenza del Mare e solo recentemente, nell’aprile 2018 accolse l’invito a ricoprire l’incarico di assessore dei Beni Culturali della Regione Siciliana. Fu anche professore di Paleoetnologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Figlio d’arte, ancora oggi gli archeologi siciliani si formano su libri e ricerche pubblicate dal padre Vincenzo.
I suoi lavori a Trapani
Ha condotto nel 2003 gli scavi che hanno portato alla scoperta a Pantelleria di tre teste scultoree di imperatori romani. Sempre nelle acque di Pantelleria scopri un piccolo tesoro sommerso di 600 monete, confermando il ruolo dell’isola come “crocevia per i mercanti” già in epoca antichissima.
Nel 2005 guidò gli scavi a Mozia, riportando alla luce, sulla strada sommersa che conduce all’isola, le strutture identificabili come banchine. Ancor prima diresse gli scavi nel sito preistorico di contrada Stretto a Partanna. Diresse e partecipò al recupero del Satiro Danzante oggi esposto nel Museo di Mazara del Vallo.
Le sue ricerche subacquee nel mare delle isole Egadi, durate una decina d’anni, hanno consentito di localizzare con precisione il tratto di mare in cui avvenne la battaglia conclusiva della prima guerra punica il 10 marzo 241 a.c. Fu proprio Tusa a recuperare personalmente i primi rostri romani. Grazie ai suoi studi e alle localizzazioni dei siti subacquei sono stati recuperati 14 rostri e decine e decine di anfore e manufatti.
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