Il castello di Favignana: tra cielo e mare
Il Forte di Santa Caterina- Stefania Martinez
- 20 maggio 2021
Sembra sfiorare il cielo con tutta la sua imponenza. È il Castello che si leva sul Monte Santa Caterina, a Favignana, nella più grande della Isole Egadi.
Secondo i primi documenti storicamente incontrovertibili, i registri della Cancelleria Angioina, la costruzione del Castello è da attribuire come estensione delle fortificazioni trapanesi alla famiglia Abbate di Trapani.
Il piano terra, del castello a forma quadrangolare, fu scavato nella roccia e fu lì che vennero tenuti i prigionieri politici nel XIX secolo; al primo piano si trovavano gli alloggi per la guarnigione con terrazza di avvistamento
mentre al secondo piano vi erano le stanze degli ufficiali e dei soldati e anche la cappella dedicata a Santa Caterina dove il prete officiava messa per i detenuti.
Un piccolo fossato correva lungo la facciata e l’ingresso era possibile attraverso un ponte levatoio. La luce all’interno del castello filtrava attraverso finestre ogivali, feritoie, spiragli e buche.
CU TRASI C’A PAROLA, NESCI MUTU
Durante il regno delle due Sicilie, i Borboni praticarono una politica di repressione contro gli oppositori e più di 32000 persone patirono la detenzione proprio tra le mura di questo forte.
La storia dei castelli delle Egadi (c’è anche quello di Punta Troia a Marettimo) è anche la storia del Risorgimento d’Italia e dei suoi martiri. Favignana divenne famosa per la “fossa” di Santa Caterina: «U carciri di Santa Catarina è ammintuatu, cu trasi c’a parola, nesci mutu» - il carcere di Santa Caterina è ben conosciuto: chi entra con la parola, esce muto. Nel 1860 il castello venne devastato dai rivoltosi che demolirono anche la cappella.
Come raggiungere il castello
Non v’è viaggiatore a Favignana che non giunga al castello dal quale si può ammirare una vista mozzafiato. Per arrivare al forte è possibile percorrere il Monte di Santa Caterina con auto, scooter o anche in bicicletta per circa metà strada e poi giungere in cima a piedi percorrendo un sentiero a gradoni.
Un castello sospeso tra cielo e mare, affascinante e terrificante. Alexander Dumas ne “I Borboni di Napoli” narrando di questa fortezza scrisse: “Per coloro cui Sua Maestà faceva grazia, vi era la fossa della Favignana, cioè una tomba. Prima di arrivare in Sicilia, il viaggiatore che va da Occidente ad Oriente, vede sorgere dal seno del mare, fra Marsala e Trapani, uno scoglio cui sovrasta un forte: è Favignana, l’Aegusa de’ Romani; isola fatale. Era già una prigione al tempo degli imperatori pagani; una scala scavata nella pietra, conduce dalla sua sommità ad una caverna posta a livello del mare; una luce funebre vi penetra senza che mai questa luce sia riscaldata da un raggio di sole; cade un’acqua agghiacciata dalla volta, pioggia continua ed eterna che rode il granito più duro, e che uccide l‘uomo più robusto. Iddio vi guardi dalla clemenza del Re di Napoli! Del resto, i pochi condannati che passassero dalle prigioni di Napoli alla fossa della Favignana, non trovarono gran differenza fra l’accusa ed il castigo”.
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