Il Satiro Danzante. Un tesoro riemerso  

“…quando l’abbiamo visto uscire dall’acqua con la faccia rivolta verso l’alto, sembrava come uno che si era aggrappato per essere salvato.”

Francesco Adragna Capitano del peschereccio “Capitan Ciccio”

Il Satiro Danzante. Un tesoro riemerso   - 1

Il Satiro Danzante è emerso dalle acque ed insieme dal passato: è una statua in bronzo di epoca classica o ellenistica e rappresenta una figura mitica maschile, che abita boschi e montagne. Una divinità minore che personifica la fertilità e la forza della natura, legata al corteo orgiastico del dio greco Dionisio. La scultura è alta 2,5 metri ed è ospitata presso il Museo del Satiro a Mazara del Vallo. Per duemila e cinquecento anni il mare lo ha custodito, adagiato sui fondali tra la Sicilia e la costa africana.

Il Satiro flesso sul fianco destro, con le braccia distese in avanti, è colto nell’attimo in cui sta compiendo un salto sulla punta del piede destro sollevando contemporaneamente la gamba sinistra. I capelli sono agitati dal pathos della danza orgiastica, che sconvolge ogni regola di equilibrio conferendo a tutto il corpo un movimento enfatico.

Il Satiro Danzante. Un tesoro riemerso   - 2

Il ritrovamento

Particolare la storia del ritrovamento del Satiro: nel 1997 il peschereccio mazarese “Capitan Ciccio”, comandato dal capitano Francesco Adragna pescò dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 Marzo 1998 lo stesso peschereccio recuperò a 500 metri sotto il livello del mare gran parte del resto della scultura, perdendone però un braccio.

Il Satiro venne così acquisito dalla Regione Siciliana che ne avviò il restauro.

Nel 2003 la scultura fu esposta a Palazzo Montecitorio alla presenza delle più alte cariche dello Stato per far ritorno a Mazara il 12 Luglio dello stesso anno per essere esposto nel museo all’allestito nell’ex chiesa di Sant’Egidio a Mazara del Vallo.

Nel 2005 il Satiro fu portato in Giappone per essere esposto al Museo Nazionale di Tokio e all'Expo di Aichi. Per il suo trasporto fu appositamente progettata e realizzata una struttura in fibra di carbonio, ad opera dell'Istituto Centrale per il Restauro e un nuovo supporto espositivo in carbonio e titanio.

Nel 2007 il Satiro fu esposto al Louvre di Parigi, nell’ambito di una mostra dedicata alle opere di Prassitele.

Secondo Sebastiano Tusa, soprintendente del mare della Regione Siciliana, la nave che lo trasportava fece naufragio nel tratto di mare tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia tra il III e il II secolo a.C. Secondo lo storico d’arte greca e romana Paolo Moreno, potrebbe invece appartenere al IV secolo a.C. e più precisamente si potrebbe trattare del “satiro periboetos” citato da Plinio quale opera del celebre scultore Prassitele. Tale datazione sarebbe confermata da un confronto con un satiro danzante raffigurato su un vaso attico datato al IV secolo a.C. Secondo l'iconografia del satiro in estasi, la statua doveva tenere con la mano destra il tirso, attributo di Dioniso mentre il braccio sinistro reggeva una pelle di pantera e la mano sinistra una coppa di vino.

Nel Museo vi è anche una replica in scala che è fruibile dai visitatori non vedenti che con il tatto possono apprezzare la plasticità della scultura.

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