Evocava, il museo delle cave ad ipogeo
Il tesoro sotterraneo di Mazara del Vallo- Fabio Pace
- 8 agosto 2022
Una camera del tempo, sorprendente, evocativa, magica. Alle pareti le iscrizioni di alcune date comprese tra il 1820 al 1834. È la cava di tufo sotterranea, ampia quasi 3000 metri quadrati scoperta, ma non per caso, dai ragazzi di Periferica, una associazione costituita da Carlo Roccafiorita, Giulia Bonanno e Paola Galluffo, che da alcuni anni, già dal 2013, elabora con pazienza e caparbietà un progetto di rigenerazione urbana nel quartiere Macello di Mazara del Vallo.
La scoperta di questo mondo sotterraneo non può essere considerata solo frutto del caso, perché Periferica una proposta museale embrionale, legata alle cave dismesse tra Mazara del Vallo e Marsala, l’aveva avanzata e resa pubblica già nel 2018 ed altri quattro siti, cave dismesse ma in superficie, avevano aderito al progetto attraverso i loro proprietari.
Il quartiere Macello di Mazara del Vallo è una periferia che ha la vocazione per divenire “centro” e motore culturale proprio grazie all’ipotesi progettuale dei ragazzi di Periferica.
La scoperta della cava ad ipogeo, dalla quale in un passato remoto si estraeva la pietra dalle sfumature dorate che caratterizzano molti nostri paesaggi urbani, monumenti, chiese e palazzi nobiliari, è legata ad alcuni lavori per il futuro museo delle cave.
Carlo Roccafiorita e i suoi compagni di avventura durante alcuni interventi all’interno della propria cava, punto d’origine del progetto, hanno compreso che oltre la parete di un’antica galleria chiusa con alcuni conci di tufo potesse esserci “altro”.
«In effetti – ricorda Carlo Roccafiorita – quello che c’era dall’altra parte e che abbiamo esplorato con uno speleologo ci ha lasciati senza fiato».
Una cava con cunicoli e pareti scavati dalla mano dell’uomo. Pareti graffiate dal lavoro dei cavatori. Ogni centimetro di vuoto è frutto di sudore e fatica. Ogni scalfittura sulla roccia è l’incisione dello sforzo di decine di uomini che vi hanno operato alla luce flebile delle torce, delle lampade ad acetilene.
Un tesoro di memoria e di suggestioni. Il cuore di Evocava, il futuro museo delle cave attorno al quale valorizzare il patrimonio etno-antropologico delle cave mazaresi.
Le iscrizioni delle date alle pareti potrebbero rappresentare le aperture dei cantieri, le diverse fasi di “coltivazione” della cava di tufo.
Tra le altre testimonianze anche l’iscrizione della data 1939 ed il ritrovamento di medicinali, giocattoli, viveri: forse la cava nel periodo bellico divenne rifugio antiaereo, o forse potrebbe essere la data dell’ultimo cantiere estrattivo del prezioso tufo.
Il futuro del progetto Evocava deve ancora essere definito. Periferica mira a interessare la parte pubblica e i privati, a coinvolgere la comunità, per esempio avviando una campagna di scavo e ricerca di altre cave ad ipogeo nell’intorno.
Il territorio mazarese potrebbe essere uno scrigno di tesori, solo da scoprire. La cava sotterranea non è aperta al pubblico, ma piccoli gruppi vi possono essere condotti dai ragazzi di Periferica e insieme a loro sognare un cambiamento di cultura e di fruizione nel quartiere Macello di Mazara del Vallo.
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