La Valle dei Templi ritrova il Telamone del tempio di Zeus
Risorge il gigante di pietra- Paola Corso
- 4 marzo 2024
Dopo venti anni di studi, il 29 febbraio scorso, nella valle dei Templi di Agrigento è stato innalzato nella sua posizione originale il Telamone del tempio di Zeus. La statua, che si erge per quasi 8 metri d'altezza, è stata ricostruita con i ritrovamenti di più telamoni, e fissata a una struttura di acciaio di 12 metri. Dopo due decenni d’indagini, esplorazioni e lavori di restauro, il monumentale Telamone dell'antica Akragas è finalmente tornato in piedi, segnando un importante momento storico.
Originariamente, questo colosso di pietra era una delle imponenti statue antropomorfe che sorreggevano l’architrave del celebre tempio di Zeus Olimpio, noto anche come l'Olympieion e simbolo distintivo della Valle dei Templi.
Più grande del Partenone
Il tempio di Zeus Olimpio sorgeva a sud della città antica, dominando la parte occidentale della collina dei templi e fu eretto in segno di ringraziamento per la vittoria di Akràgas sui Cartaginesi, dopo il 480 a.C.
Questo capolavoro architettonico realizzato in blocchi di calcarenite locale, sfoggiava soluzioni architettoniche innovative come l’insolita pianta con sette semicolonne doriche sui lati corti e quattordici sui lati lunghi o le imponenti scanalature delle semicolonne, così grandi che Diodoro Siculo scrive: "In ognuna poteva stare comodamente un uomo".
Ma ciò che stupiva più di ogni cosa erano le dimensioni colossali del tempio, di circa 112 x 56 metri, (6340 mq) più grande del Partenone ad Atene, che misura 69,54 x 30,87 m.
Negli spazi tra le colonne, a circa 11 metri d'altezza, erano posti i telamoni: statue monumentali che sembravano reggere con le loro braccia il gravoso carico superiore. Il tempio fu irrimediabilmente compromesso da un terremoto nel 1401 e depredato nel XVIII secolo, quando i suoi blocchi furono utilizzati per costruire il molo di Porto Empedocle.
Un rebus per archeologi ed architetti
Con il tempio della Concordia e i templi di Paestum, l’Olympieion affascinò e suscitò l’interesse di viaggiatori ed eruditi del ‘700 e ‘800, infatti, Winckelmann, padre della moderna storia dell’arte, ne sottolineo le dimensioni enormi paragonando le sue colonne a quelle di San Pietro.
Grazie alle incisioni e gli acquerelli di Jean Houel e Philipp Hackert, nacque il mito del misterioso Olympieion. Sebbene gli archeologi si interrogavano sulla sua struttura e dimensione, fu un giovane architetto britannico: Charles R. Cockerell, a individuare per primo nel 1812, l’esistenza dei telamoni, riconoscendo una testa rinvenuta durante gli scavi borbonici, che erroneamente era stata attribuita al frontone.
Successivamente, Pirro Marconi, intorno al 1920, portò alla luce i diversi reperti che oggi fanno parte dell’attuale progetto di musealizzazione e fu l’allora sovrintendente Pietro Griffo, a collocare nel 1965 il primo telamone ricostruito, "fratello" di quello inaugurato in questi giorni, nel neonato Museo archeologico, a lui intitolato.
Ma negli anni successivi, il crescente interesse per i resti dei misteriosi colossi non si è arrestato e oggi, la ricollocazione del telamone ci trasporta in un viaggio attraverso i secoli, che unisce passato e presente in un continuo dialogo tra arte, storia e archeologia.
Agrigento capitale della cultura
Così come affermato all’inaugurazione dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, «questo è un giorno importante per Agrigento e per tutta la Sicilia. Certifica la grande attenzione del governo regionale per la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale che la nostra Isola custodisce. Il telamone, che oggi consegniamo alla collettività nella sua straordinaria imponenza, rappresenta uno dei migliori biglietti da visita di Agrigento Capitale della cultura. Questo gigante di pietra dell’antica Akragas, che dopo 20 anni di studi e ricerche possiamo osservare nella sua posizione naturale, è il cuore di un importante progetto di musealizzazione dell’intera area del tempio di Zeus. Tuttavia questa giornata non va intesa come punto di arrivo, ma deve servire da stimolo a tutti gli addetti ai lavori, per fare di più e meglio».
Un pò di chiarezza
Facciamo giustizia sulla fattura del telamone, ricordando che era concepito volutamente tozzo, perché doveva porsi come mostruosamente forte e possente; pertanto non avrebbe mai avuto una fattura aggraziata come l'efebo di Agrigento.
Inoltre, essendo costruito in calcarenite e non avendo l’intonaco previsto, la ricostruzione appare estremamente degradata anche perché ottenuta dall’assemblaggio di più elementi appartenenti a più telamoni. In ogni caso è di indubbia importanza storica e artistica, non solo come valore aggiunto al tempio, ma in genere per la storia artistica di Agrigento, che era una delle città più importanti del mondo, con una produzione e uno stile pregiatissimo e autonomo da quello Greco.
Il Telamone testimonial della Valle dei Templi
Il Telamone diventerà uno dei punti di attrazione della Valle dei templi, un nuovo ambasciatore internazionale di un sito archeologico unico al mondo, che va tutelato e valorizzato, migliorando la capacità attrattiva e la fruizione del nostro inestimabile patrimonio culturale, come del resto è previsto dall’intero progetto di musealizzazione dell’area dell’Olympieion e dal suo curatore: l'architetto Carmelo Bennardo.
Un impegno costante e anche futuro, che ad oggi è costato 500 mila euro di fondi del Parco e che prevede anche la ricostruzione a terra di una parte della trabeazione e della cornice del tempio, in modo da rendere un’idea più concreta delle dimensioni colossali e dell’unicità del monumento, proteggendone i reperti.
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