Monte Cofano e Pizzo Monaco: storia e preistoria
Paesaggi montani mediterranei- Francesca Adragna
- 19 maggio 2021
Tra le riserve orientate di Monte Cofano e dello Zingaro, oltre che bagni di sole, sale e sassi, capita di immergersi nella storia: dal paleolitico a quella più recente. Gli innumerevoli antri che si dipanano sulle nostre rocche, ci hanno svelato insediamenti antichissimi grazie al ritrovamento di utensili in pietra oggi conservati nei musei.
Un’immersione nella natura del litorale trapanese trascina, dunque, irrimediabilmente il visitatore, non solo tra gli abissi delle acque cristalline, ma anche tra i remoti abissi della storia. Punteggiata com’è, la nostra storia, di genti provenienti da ogni direzione che, nel tempo, hanno lasciato traccia del loro passaggio nei reperti e nelle architetture, come nei volti degli abitanti delle nostre coste: occhi di un vivo turchino e ciuffi dorati come il grano su pelli nere come la pece o pelli candide e ricci corvini. Pizzo Monaco Gli arrampicatori, che recentemente s’inerpicano sui pendii di Pizzo Monaco, troveranno anche un granaio collettivo fortificato risalente al periodo islamico (X- XI secolo). Le Università di Granada, quella di Sheffield e quella di Palermo hanno unito le forze per portare alla luce 12 ambienti ed una porta d’accesso di questa struttura ed attraverso i loro studi l’hanno collegata ad un villaggio medioevale che si trovava ai piedi della montagna.
Il progetto archeologico MeMoLa (Mediterranean Mountainous Landscapes), per iniziativa del professor José Marìa Martìn Civantos, del dipartimento di storia medioevale dell’Università di Granada, dal 2012 offre agli appassionati e ai cultori dell’archeologia l’opportunità di partecipare agli scavi.
Monte Cofano
Un altro incantevole sito che ci trascina nel passato è quello su Monte Cofano. Si tratta di una teoria di grotte risalenti al Paleolitico superiore che, verosimilmente, non fu mai abbandonata nel corso dei secoli e che conserva tracce dell’evoluzione umana fino al secolo scorso. Qui, infatti, nelle stesse grotte in cui sono stati trovati reperti preistorici, c’è un minuscolo borgo contadino che fu certamente abitato fino alla prima metà del ‘900. Gli ultimi abitanti appartenevano tutti alla famiglia Mangiapane da cui la grotta prende il nome.
Suggestivo che la graduale evoluzione delle grotte in dimore più confortevoli, non ha minimamente intaccato la naturale bellezza del luogo, conservando nell’uso dei materiali edilizi, l’equilibrio tra geometrie, colori e natura. Il presepe vivente nelle grotte Le Grotte Mangiapane si trasformano, nel periodo natalizio, nella scenografia di un accuratissimo Presepe Vivente.
Un percorso attentamente studiato, conduce il visitatore lungo vialetti e trazzere in cui 300 figuranti inscenano gli antichi mestieri: nelle stanzette donne dedite al ricamo, davanti ai vasconi di pietra fanciulle che lavano i panni, l’arrotino, i pescatori che sarciscono le reti, il “camiature” che si dedica al forno in pietra, contadini che trainano muli intorno alla vecchia mola, animali da cortile sull’aia… e quando si giunge in fondo al percorso, nell’ultima grotta, il tepore della scena della natività tra balle di fieno e luci soffuse.
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