L’incendio al Bosco di Scorace
L’uomo come un virus, ma la natura è resiliente- Fabio Pace
- 31 agosto 2022
L’incendio al Bosco di Scorace, che ha devastato 600 dei 750 ettari di verde, mi ha fatto venire in mente una parola: resilienza. Una parola che abbiamo imparato a conoscere a causa del coronavirus e della pandemia che abbiamo vissuto e che ancora viviamo. Gli uomini sono resilienti per natura, come lo sono tutti gli esseri viventi. Persino i virus, come abbiamo imparato, sono resilienti e mutano strategie di diffusione per sopravvivere. È una lotta di “resilienza” e tra resilienze, quella che abbiamo ingaggiato con la natura.
Il bosco organismo vivente
Mi sono sempre immaginato il bosco, e quindi anche quello di Scorace, come un organismo vivente. Tale è, insegnano i biologi, il complesso ecosistema di fauna e flora, di bosco e sottobosco, di aree umide e zone d’ombra, di radure assolate e rocce arse dal sole. Il bosco di Scorace: un organismo che respira. L’uomo: il virus che lo sta uccidendo, soffocandolo tra fiamme e fumo. Ecco cosa è stato, nella mia immaginazione, l’incendio al Bosco di Scorace del 18 agosto scorso. La drammatica realtà delle fiamme che hanno devastato i 600 ettari di querce, sugheri, pini e lecci, che in più occasioni abbiamo raccontato su Piacere Sicilia, l’ho immaginata come una sorta di aggressione virale dell’uomo sulla natura. Un virus che ha un nome: criminalità incendiaria.


Non esistono gli incendi spontanei
Non si tratta di piromani, poveri malati con un disturbo della personalità che godono nel vedere le fiamme, ma di veri criminali incendiari che forse hanno uno scopo, o forse no. Poco importa. V’è di certo che si tratta di uomini. Non esiste incendio spontaneo, mente sapendo di mentire chi parla di cicche di sigarette lanciate incautamente da finestrini d’auto, o di sconsiderati campeggiatori e villeggianti che accendono imprudentemente fuochi. Il 99 per cento degli incendi sono appiccati a bella posta, oppure sfuggono al controllo di incauti agricoltori.


La natura è resiliente
Oggi, sull’onda dell’emozione, guardiamo all’incendio del Bosco di Scorace come ad una devastazione assoluta. Non ho la certezza che sia così, come non ho certezza del contrario. Voglio sperare e fare leva sulla resilienza. La resilienza della natura, in primo luogo. Esperienze precedenti, la Riserva dello Zingaro, Montagna Grande, altre aree verdi di monte Erice e dell’agro Ericino, percorse dalle fiamme, sono progressivamente tornate a ripopolarsi di alberi e vegetazione. I tempi della natura non sono i tempi dell’uomo. Erice non è più, oggi, quella della mia memoria di adolescente degli anni ‘80. E però ho visto, nei miei quasi 60 anni di vita, monte San Giuliano devastato dalle fiamme e progressivamente tornare verde, sebbene poi di nuovo bruciato dall’uomo.
Sono sicuro che il Bosco di Scorace e la collina su cui si sviluppa, abbia la stessa forza e la stessa resilienza della montagna di Erice. Voglio sperare che anche noi uomini e donne di questa provincia possiamo avere la stessa forza resiliente del bosco e, come virus, la smettiamo di aggredire il nostro ospite, la natura, perché se lo uccidiamo moriamo con lui. Lasciamo fare alla natura, lasciamo che il bosco di riprenda i suoi spazi con i suoi tempi. Ci vorrà una intera generazione, forse due. Possiamo dargli una mano nel frattempo.


Deroga al vincolo di rimboschimento
Possiamo, come ha anticipato il sindaco di Buseto Palizzolo, Roberto Maiorana, chiedere che si deroghi dal vincolo che impedisce di rimboschire prima di cinque anni dal passaggio del fuoco sulle aree verdi. Sarebbe bene farlo al più presto per sostenere il percorso di resilienza del bosco. Perché la natura è madre, ma può essere anche matrigna. Senza la forza delle radici degli alberi che trattengono il terreno, senza le chiome che lo proteggono dall’impatto dilavante delle piogge torrenziali, in breve tempo potrebbe mutare l’assetto idrogeologico dell’area che fu del bosco. E allora sì che l’organismo Bosco di Scorace, privato della terra portata via dall’acqua, perderebbe quel poco di energia vitale che da secoli ancora racchiude in sé. Come ha detto il sindaco Maiorana «l’unica certezza è che non possiamo permetterci di aspettare troppo tempo, sarebbe una catastrofe nella catastrofe».


Video sorveglianza contro gli incendi
C’è già chi si è mosso, auspichiamo per tempo: l'Associazione Bosco Scorace che già da prima dell’incendio si occupava della tutela e della valorizzazione dei 750 ettari di area demaniale dell’antica Arcudaci, dal nome dell’antico casale arabo ai margini del bosco, attraverso azioni di promozione dei servizi ecosistemici in partnership con altre realtà del territorio che operano in ambito sportivo, ambientale storico e naturalistico. «Le immagini che ci restituisce il Bosco bruciato – spiega Martina Maiorana in rappresentanza dell’associazione – parlano chiaro e sono la dimostrazione dell'impotenza dei cittadini dinanzi a questi tragici eventi. Spinti dal desiderio comune di reagire concretamente, abbiamo attivato una raccolta fondi destinata a incrementare il sistema di prevenzione degli incendi attraverso l'ausilio di telecamere e di dispositivi di sicurezza per la sezione antincendio dell'Associazione SOS Valderice, che opera da diversi anni in collaborazione con il corpo forestale».


Una raccolta fondi per il Bosco di Scorace
La video sorveglianza dall’alto è uno strumento che ha già ben funzionato in altre regioni del nostro Paese, in Calabria, per esempio, dove quest’anno in Aspromonte gli incendi si sono ridotti del 40% e quelli che ci sono stati non sono stati devastanti. Al progetto dell’Associazione Bosco Scorace hanno aderito le seguenti associazioni: Pro Loco Buseto Palizzolo, Scorace Boulder, Pro Bruca, Associazione Musicale "Giacomo Candela", Archeo Aegates, Associazione Bosco Angimbè, Agorá Trapani, SalviAmo i Boschi Sicilia, BCsicilia, Gruppo Micologico "Tonino Pocoroba". Per chi volesse aderire al progetto questo il link alla raccolta fondi https://gofund.me/ecc8c98e . «Salviamo i nostri boschi – esorta Martina Maiorana –, una piccola azione da parte di ognuno di noi può fare la differenza».
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